3 Aprile 2017
Que linda es Cuba – Enrico Ingle
Lontano dai percorsi turistici, dall’agiografia oleografica di Che Guevara e della rivoluzione, dalla scontata iconografia caraibica di belle donne seminude, spiagge assolate e cuba libre a fiumi, Enrico Ingle ci mostra una Cuba diversa, forse più confidenziale, sicuramente meno costretta all’interno di luoghi comuni. Certo, non mancano le immagini-simbolo del mito dell’isola, ma come sedimenti lasciati da un lungo processo di condensazione, costituenti necessari di un’identità ormai matura e definitiva, una volta evaporate retorica e arroganza. Così le fantastiche, vecchie auto americane pre-Fidel perdono la brillantezza spavalda delle splendenti cromature e la sfacciata improbabilità dei colori per essere ritratte, con qualche ammaccatura, in mezzo alla strada, forse proprio lì dove improvvisamente hanno smesso di camminare, sotto i ferri di meccanici amorevoli e rassegnati all’avanzare del tempo.
E gli immancabili ritratti del Che, imprigionato per l’eternità nello splendore del suo sorriso sotto al basco nero, non sembrano più stentorea celebrazione di eroismo ma quieta, familiare presenza benevolente e indiscutibile. In molti casi Enrico sceglie un iperrealismo digitale e al contrario, e ritocca le sue foto insistendo sulle loro qualità pittoriche, cromatiche, in certi casi rendendo evidenti le pennellate virtuali. E’ una Cuba in movimento, nel senso letterale del termine, un’isola in cammino, ritratta nell’elenco dei più svariati e fantasiosi mezzi di trasporto: bus, automobili, motorini, motociclette, calessi, carretti, canoe. E transatlantici, in un bianco e nero d’altri tempi o riflessi, vividamente colorati, dentro cornici bianche di finestre. Allusioni ad altri mondi, vite nuove, viaggi possibili.
Come le donne, che non guardano mai direttamente la fotocamera, ritratte di spalle, specchiate in vetrine vuote o con lo sguardo perso in un orizzonte sconosciuto, evocativo di chissà quali desideri, chissà quali tempi. Viene in mente quel bellissimo saluto, che esiste solo nelle lingue iberiche, letteralmente un addio definitivo e permanente, ma che ha il respiro dell’eternità.
Hasta siempre.